Nel pantheon shintoista giapponese si trova una combinazione simbolica
di sette personificazioni della fortuna terrena.
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shichifukujin (七 福 神)
Elenchiamole, con l’aiuto di Wikipedia inglese.
- Hotei (dio della fortuna e della popolarità, guardiano dei bambini, patrono di indovini e baristi;
- Jurōjin (dio delle persone anziane e della longevità, ma anche della saggezza);
- Fukurokuju (dio della saggezza, della fortuna, della longevità, della ricchezza e felicità);
- Bishamonten (il Guardiano, dio della fortuna in guerra e battaglie, patrono dei combattenti, protettore dei luoghi sacri);
- Benzaiten (dea del talento, della bellezza, della musica, patrona di artisti, scrittori, ballerini e geishe).
- Daikokuten (dio del commercio e della prosperità, patrono di cuochi, agricoltori, banchieri e protettore delle colture);
- Ebisu (dio della prosperità e ricchezza negli affari e abbondanza nelle colture, nei cereali e nel cibo in generale, patrono dei pescatori);
Si presentano singolarmente… … o collocate sulla Takarabune, la loro nave-tesoro.
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Nel lontanissimo 1998 (o forse ancor prima, è circa 20 anni fa, la memoria vacilla) venni a conoscenza di queste figure, che mi sembravano poste fra il gioco, il mito, la spiritualità, la mondanità; e -come per molte altre tradizioni giapponesi- ne rimasi affascinato.
Decisi allora di creare un ciclo dedicato alle 7 divinità, componendo un brano musicale -strumentale- per ciascuna di loro, più un ulteriore brano per la straordinaria nave.
Ai tempi scrivevo così: “Oriente e Occidente si fondono in ogni brano, mentre su una strumentazione completamente elettronica si interseca il flauto. Tramite sovrapposizioni armoniche, accordi sospesi, immobilità accordali, poliritmie mutevoli, utilizzando ora strutture iterative, talvolta minimali, ora frammenti di riconoscibile melodicità, il concerto si sviluppa non banale ma allo stesso tempo non troppo difficile da ascoltare”.
Oggi userei parole in parte differenti, e soprattutto non attribuirei (pre)giudizi relativi all’impatto della musica sull’ascoltatore. Ma in effetti da quell’esperienza ho continuato a contaminare le due culture, quella per me nativa e l’altra in cui tanto mi sono intrecciato in questa vita, certo memore di esistenze antecedenti trascorse in quelle terre.
Questo vecchio lavoro manifestava ingenuità, pur contenendo idee secondo me tuttora valide e interessanti. Purtroppo non vi sono incisioni o registrazioni delle composizioni originali. Non ho mai dato troppo peso alla conservazione della mia musica.
Ma rimanevano le sequenze realizzate su un vecchio Atari con una (oggi) arcaica versione del software di sequencing Cubase.
Ho estratto questi vecchi progetti trasferendoli -tramite floppy disk!- in programmi più moderni, recuperando alcuni suoni originali e aggiornandone altri; e ho anche riscritto alcune parti in ossequio alle suggestioni che all’epoca -per insufficienza di mestiere compositivo e tecnico- non ero in grado di portare compiutamente a realizzazione.
Uno di questi brani, quello dedicato a Hotei (la sola 1° parte, essendo il “tema” di Hotei diviso in 3 sezioni, una sorta di promenade nella mostra sonica), l’ho infine registrato, e lo propongo qui.
↓ MoNoKhi - Hotei, I
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