I Briganti Neri (o Quei Briganti Neri) è un canto popolare partigiano, reperibile in alcune varianti, che deve parte del suo testo a una piú antica ballata, le ultime ore e la decapitazione di Sante Caserio. Fra gli altri, ne dà conto Roberto Leydi nel suo saggio
I canti popolari italiani, del 1973.
Anni addietro un’associazione che si occupava di musica (che non esiste piú e di cui peraltro non ricordo il nome) chiese a diversi musicisti di partecipare a una compilation dedicata appunto alle canzoni della resistenza. Una decina di brani furono assegnati, piú o meno casualmente, ad altrettanti musicisti o gruppi, lasciando loro la libertà di reinterpretare il brano secondo la propria sensibilità.
Da me arrivarono questi briganti neri e iniziò il lavoro per realizzare l’insolita cover.
Cosí mi misi all’opera, col pensiero di far incontrare Massive Attack e Stravinsky o forse, meglio, Bartók.
A quel tempo collaboravo con Ilaria che si occupava di dar voce alle mie distorsioni melodiche, dunque il primo passo fu quello di rielaborare il testo proiettandolo verso una differente cantabilità.
original mash-up picture, source images from Wikimedia Commons
Qualche indicazione sulla composizione.
Voci e strumentazione ↓
voci/coro
tromba in si♭
fisarmonica bassa
chitarra elettrica
chitarra-sint. Roland GR-500
basso elettrico
sintetizzatori e campionamenti
percussioni
Tutti gli strumenti sono suonati e/o programmati da me, con una singola eccezione (che dettaglio poco piú sotto).
Le performance vocali sono di Ilaria e Gabriel; Ilaria canta da sola le strofe (in qualche punto con una doppia voce), mentre le sezioni assimilabili a un ritornello sono caratterizzate da un aspro coro a 5 voci, le due superiori cantate da Ilaria, le 3 inferiori da Gabriel; le voci si fondono in unisono nella parola conclusiva: “cuore”.
Anche la tromba è suonata da Gabriel; tromba e rullante seguono nelle loro frasi un ritmo secondario di 7/8 (contro il 4/4 predominante nelle strofe), evocatore di una marzialità traballante.
Uno strumento raro e particolare, la fisarmonica bassa, debolmente raddoppiata da un sintetizzatore, fornisce il basso profondo al coro, marcando la tonica dell’armonia.
Per quanto riguarda le chitarre, nelle strofe si intrecciano due riff eseguiti su un’elettrica, caratterizzati da un suono secco reso vibrante da tremolo e delay (spesso in controtempo), mentre una terza parte la fornisce il guitar synth Roland GR500 (vedi anche il post precedente) con bicordi e note singole alquanto lancinanti, utilizzando contemporaneamente 2 sezioni (“guitar” -ovvero il pick-up standard- e “solo melody” -il sintetizzatore vero e proprio) connesse a due amplificatori differenti. Questi fraseggi si sviluppano verso la fine in un conciso assolo.
Nei ritornelli è presente un’unica linea di chitarra in arpeggio, pur essa con un evidente e straniante delay.
Infine una parte importante nelle strofe è riservata al basso, che sostiene l’armonia, abbastanza statica (Fam -con la seconda minore, modo frigio– e occasionalmente Re♭). Il basso è raddoppiato da una percussione elettronica sorda che ricorda vagamente il suono pulsante del battito cardiaco; nelle prime battute la si può udire chiaramente. Per chi è curioso/a di questi dettagli, qui sotto un frammento di uno spartito ritrovato ↓
Nel finale un disturbato frammento di canto, una voce nuova e antica come da una lontana radio, si fonde e chiude sommessamente e bruscamente il brano.
A voi l’ascolto, suggerisco a un volume consistente!
↓ Tableau Blues - Nel cuore (I briganti neri)
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