Qualche mese fa MoNoKhi era salito su un Poggio nell’ora che precede il tramonto, per provare una nuova combinazione di suoni continuando il percorso di esplorazione fra musica indiana tradizionale e musica occidentale, con l’ambiente naturale quale germe d’ispirazione. Soffiava, quel giorno, un vento intenso e freddo, che scuoteva rami e stoffe, e rendeva notevolmente difficile muovere le dita con la fluidità richiesta dallo sviluppo della musica. Nonostante molti e riconosciuti difetti, fra cui il costante rientro del vento nel microfono, dall’aspro suono eppure conduttivo, la testimonianza ci pare interessante e di comune accordo la condividiamo qui. |
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tra il suono naturale del vento e la creatività dell’artista;
nasce un connubio d’una serenità infinita
capace d’addolcire i pensieri e far sognare.
La chitarra è ora accompagnata da un drone sintetico basato sulla nota mi♭, cui si sovrappongono debolmente le note la♭ e si♭. Questo suono, previsto sin dall’inizio, è stato realizzato soltanto ora.
La parte visuale vede la sovrapposizione, in alcuni momenti, di un ulteriore elemento “nebbioso”.