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Distruzione

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Spiritualità

〈 I 〉

L’universo cade perennemente a pezzi…
non c’è bisogno di premere il pulsante,
collassa al tocco di un dito;
perché: è a stento appeso alla coda dell’occhio
di un passero.

〈 II 〉

L’universo è tanta secrezione oculare,
orde balzano dalla punta
dei peli del naso. Alza la mano destra:
è nel tuo palmo. C’è abbastanza spazio
sulle ciglia del passero per l’Intero.

〈 III 〉

Una cosa meschina, l’universo:
qui è tutta la forza, qui la più grande forza.
Tu e il passero siete uno
e, volesse, ti potrebbe schiacciare.
L’universo trema di fronte a lui.

Shinkichi Takahashi

Galaxy by Hand, with Sparrow
(mash-up originale; click per ingrandire)

«L’essere umano, a differenza del passero, crea forme che lo confinano e lo frustrano», commenta Lucien Stryk nell’introduzione al volume “After Images” (raccolta di poesie di Shinkichi Takahashi), a cura sua e di Takashi Ikemoto.

Ora, la buona poesia, come qualsiasi buona arte, non ha bisogno di spiegazioni, commenti, glosse, note biografiche e quant’altro che somigli a una didascalia, crediamo. Tuttavia, come esseri umani, spesso ci piace approfondire.

«Shinkichi Takahashi è il principale poeta zen di questo secolo e forse l’unico poeta satori contemporaneo», scrive l’anonimǝ estensorǝ delle note di copertina al citato volume, probabilmente seguendo in ciò l’opinione di Makoto Ueda (studioso che fu docente emerito di letteratura giapponese presso la Stanford University). E prosegue: «Takahashi è anche significativo come modernista; i suoi primi lavori furono molto influenzati dai movimenti poetici moderni europei, e la sua prima notorietà fu come poeta e romanziere dadaista».

Lasciamo allora la parola a Takahashi stesso, ancora dalla prefazione al medesimo volume.

In Giappone, dal declino del buddismo, la morale e le buone maniere hanno cessato di esistere, e contemporaneamente sono scomparsi il rispetto per la vita e una visione della vita sociale come il giusto rapporto tra giovani e vecchi. Riconquistarli è difficile come far tornare la minigonna lunga.

Ciò che Shakyamuni [il Buddha storico] voleva fare era mantenere sia la pace dell’anima sia la pace della società, non con l’aiuto di cose esterne, ma semplicemente sedendo nello Zen. Faceva lo zen. Questo è l’unico fatto storicamente accertato su di lui. Alcuni giapponesi fanno intelligentemente riferimento a ciò che Shakyamuni disse in questa e in quella occasione. Nessuno dei suoi detti, tuttavia, è stato effettivamente trasmesso; devono essere presi con tutte le riserve.
Se ci sediamo nello zen, dobbiamo modellarci su Bodhidharma, che continuò a sedersi fino a che le sue natiche non divennero marce.
Dobbiamo fare a meno di tutte le parole e le lettere, e raggiungere la Verità stessa.

Come seguace della tradizione Zen che è al di sopra della verbalizzazione, devo confessare che mi vergogno di scrivere poesie o di far pubblicare raccolte di esse in forma di libro. Tuttavia, poiché credo nell’occidentalizzazione del buddismo, è un piacere per me che questa raccolta di mie poesie sia stata pubblicata con la collaborazione di Takashi Ikemoto e Lucien Stryk.
Il mio desiderio è che, attraverso questo volume, l’Occidente si risvegli alla verità del Buddha. È mia convinzione che il buddismo viaggerà per il mondo fino a seppellire le sue vecchie ossa nelle creste del Himalaya.


Sia la poesia sia le citazioni sono traduzioni nostre dai testi in lingua inglese, con l’aiuto della versione gratuita del traduttore Deepl.

L’immagine a chiosa della poesia è una nostra creazione originale, un mash-up, di tre differenti immagini:
la Nebulosa del Granchio, ripresa nel 2005 dal telescopio spaziale Hubble;
un passero spagnolo (detto anche passera sarda), fotografato in Kuwait;
⋅ un frammento di un disegno da colorare, da Greek Gods And Godesses – Dover Coloring Book, illustrations by John Green.

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