Ora, se avete letto ↑, anche voi ne sapete di più.
Tentiamo dunque di arrivare alla miniera. Abbandonata.
È difficile definire sentiero il passaggio che in questa fitta porzione di bosco scende all’ingresso della cava. Difficile anche immaginare che circa un secolo fa qui vi fossero grandi strutture, una ferrovia Decauville, persone affaccendate coi loro carichi di pietra.
Pure un passaggio incerto, ingolfato di terra smossa
pietre
rami esiste.
Col buio seguirlo non è agevole, ma ancora possibile. Un albero caduto si frappone sùbito davanti alle gambe: passo sopra.
Questa composizione mostra lo zig-zag fra la vegetazione. Il balisaggio (soltanto in questo pur breve tratto) lo avevo effettuato io stesso qualche giorno prima, senza inoltrarmi nella cava.
I resti di edifici in rovina, dagli ombrosi angoli e i mattoni cadenti, fra cui le piante si insinuano con lenta inesorabile disgregazione, rendono l’ambiente stranamente inquietante.
Ma ecco l’ingresso della miniera, decorato da vegetazione intrecciata di alberelli ed edere come tentacoli. Non mi stupirei se sentissi afferrarmi una gamba, così saltello qua e là finché, op-là, sono dentro l’antro.
Questo artropode, certamente disturbato dalla mia importuna presenza, saltella velocissimo insinuandosi fra rocce spaccate. Ma non riesce a sfuggire al primo piano. |
Mi risolvo a incrementare la luminosità della frontale. Quando la galleria è ben illuminata le rocce risplendono di colori, né si vede il fondo.
Un altro abitante delle grotte. Immaginavo che avrei incontrato pipistrelli -dove se non in questi luoghi tranquilli?- e mi muovevo per quanto possibile con delicatezza, regolando la frontale poco invadente. In questa fotografia ho aumentato la luminosità in post-produzione. La tavoletta di legno non contiene alcunché di leggibile, mi pare. Il pipistrello non si è mai mosso percettibilmente.
Tutto preso da osservazioni e pensieri, e contorcimenti a uso fotografico, pur non essendomi molto inoltrato nelle gallerie, quando mi giro per uscirne la memoria è confusa: da quale ramo provenivo?
Ritorno al trivio ⟲
la galleria è allora questa ➹ ?
Sì: ecco la soglia dove avevo lasciato il fido bastoncino. La prossima volta sarò più memore.
Fuori dall’antro ripercorro per breve tratto il percorso già compiuto, poi seguo il botro quasi secco in direzione di un sentiero più praticabile; intanto la vegetazione si apre e posso scorgere nuovamente la Luna brillare fra e sopra gli alberi.
Lascio così l’angusto e tortuoso boschetto che oggi avvolge i resti della miniera di Masaccio, bevo un sorso d’acqua e mi preparo alla prossima tappa, la Valle della Luna.